sabato 20 giugno 2009
Madre Teresa di Calcutta
A trentasette anni, Suor Teresa indossa per la prima volta un "sari" (veste tradizionale delle donne indiane) bianco di un cotonato grezzo, ornato con un bordino azzurro, i colori della Vergine Maria. Va in giro chiedendo cibo e medicine, mendicando per curare e sfamare i suoi poveri.Dopo tre giorni apre una scuola, all'aria aperta, sotto un albero.
La sua abitazione è una baracca sterrata e lì porta quelli che non sono accolti negli ospedali. Nel febbraio 1949 Michele Gomez, funzionario dell'amministrazione statale, mette a disposizione di suor Teresa un locale all'ultimo piano di una casa di Creek Lane e lì giunge la prima consorella. Nell'autunno del 1950, Papa Pio XII autorizza ufficialmente la nuova istituzione, denominata "Congregazione delle Missionarie della Carità".
Durante l'inverno del 1952, un giorno in cui va cercando poveri, trova una donna che agonizza per la strada, troppo debole per lottare contro i topi che le rodono le dita dei piedi. La porta all'ospedale più vicino, dove, dopo molte difficoltà, la moribonda viene accettata. A Suor Teresa viene allora l'idea di chiedere all'amministrazione comunale l'attribuzione di un locale per accogliervi gli agonizzanti abbandonati.
Oltre alla vita che si spegne la fondatrice guarda anche alla vita nascente con l'apertura della Casa dei bambini, Shishu bhavan, dove accoglie i bambini abbandonati, trovati spesso nei bidoni della spazzatura.
Molti progetti della Madre si vanno realizzando ma manca forse quello più ambizioso: togliere i lebbrosi, i suoi figli prediletti come li definisce, dagli slum. Va ogni giorno a trovarli e curarli nelle loro misere baracche ma spera di costruire per loro una città. Sa già che la costruirà sul terreno di Asansol donatole dal governo, che dovranno abitarci 400 famiglie di lebbrosi e che la chiamerà "Città della Pace", Chantinabal ma le manca il danaro. Grazie ad aiuti e premi, il villaggio della pace viene. All'interno della città ci sono i negozi, i giardini, l'ufficio postale e le scuole.
Ormai il nome di Madre Teresa varca i confini dell'India e cosi la congregazione viene aperta a Cocorote, in Venezuela, la prima casa delle Missionarie della Carità. E' il luglio del 1965.
Nel 1979 riceve il Premio Balzan e il Premio Nobel per la pace. Seguiranno molti altri attestati di stima e riconoscenza. Nel 1989 viene proclamata donna dell'anno.
Il profumo della carità di Madre Teresa ha raggiunto ormai i cinque continenti dove sono presenti più di 4000 dei suoi religiosi e religiose: in India le case sono 150, in altri paesi dell'Asia 30, in Oceania 10, in Europa 45, nelle Americhe 52 e in Africa 30.
Dopo aver speso la sua vita per i "poveri più poveri", Madre Teresa muore a Calcutta il 5 settembre 1997.
Il 19 otttobre 2003 Giovanni Paolo II la proclama "beata".
Nicole
Napoleone Bonaparte
Appartenente alla piccola nobiltà provinciale corsa, studiò nel collegio di Autun, poi indirizzato dal padre avvocato alla carriera militare studiò nel collegio militare di Brienne e, dopo i 15 anni, alla scuola militare di Parigi, ottenendo il grado di sottotenente di artiglieria un anno dopo.
La Francia sta affrontando le insurezioni della Rivoluzione Francese ed i meriti di Napolene Bonaparte sono tali che nel 1791 viene nominato comandante di battaglione nella Guardia Nazionale di Ajaccio ed in seguito, distintosi nell'assedio di Tolone, occupata dagli inglesi viene nominato Generale di Brigata nell'ottobre del 1793.
Fervido sostenitore della causa giacobina e legato al gruppo di Robespierre, venne arrestato, dopo il colpo di stato del termidoro, radiato dall'esercito e reintegrato nei gradi quando Barras gli affidò il compito di reprimere il colpo di stato realista del 13 vendemmiaio 1795.
Avuto il 2 marzo 1796 il comando dell'Armata in Italia, con il compito di impegnare le forze austro-piemontesi, alleggerendo in tal modo il fronte tedesco, conseguì parecchie vittorie, fino alla Pace di Campoformio, consolidando ulteriormente la sua posizione.
Dotato di un temperamento emotivo ed inquieto, desideroso di potere, dotato di uno spiccato senso dell'opportunità, forte del prestigio conquistato sul campo, nel settembre del 1797 aiutò il Direttorio ad eliminare dalle assemblee alcuni membri compiendo un vero e proprio colpo di stato (il Coup d'etat di Fruttidoro) ed impose una determinata linea diplomatica che pesò sull'assetto istituzionale dei territori conquistati.
Nel 1798 gli fu affidata la spedizione in Egitto, destinata a tagliare i collegamenti dell'Inghilterra con l'India e gli altri suoi possedimenti d'oltremare.
All'inizio fu una campagna vittoriosa, Napoleone Bonaparte conquistò in giugno l'isola di Malta, in luglio Alessandria d'Egitto e cominciò ad avanzare verso la Siria, ma queste vittorie furono vanificata dalla distruzione, in agosto, della flotta francese ad opera dell'ammiraglio inglese Nelson nella baia di Abukir.
Per colmo di sfortuna, l'esercito francese fu colpito dalla peste nel maggio 1799 e Napoleone, costretto ad abbandonare l'Egitto, salpò da Alessandria in agosto, riuscendo a malapena a sfuggire alla sorveglianza della flotta inglese ed a sbarcare in Francia, mentre il paese era sotto la minaccia dell'invasione.
Il diciotto brumaio Napoleone, facendo ricorso all'esercito, instaurò una dittatura militare che, attraverso una riforma costituzionale, affidava il potere a tre Consoli, di cui il primo era lui stesso .
Quando fu eletto Primo Console, Napoleone aveva solo 30 anni e gestiva un potere enorme: costrinse alla pace prima l'Austria nel 1801 e l'Inghilterra nel 1802 e poi si dedicò alla riorganizzazione interna della Francia.
Fautore di una riorganizzazione dello stato fondata su un forte potere esecutivo e sull'accentramento amministrativo, Napoleone Bonaparte sottopose l'intero territorio francese al controllo del governo centrale tramite l'azione dei prefetti e dei sindaci che erano di nomina governativa.
Realizzò una grande riorganizzazione degli ordinamenti legislativi e diede grande importanza al Codice Civile che, estese a tutti gli Stati annessi o vassalli, sancendo i principi della libertà individuale, dell'uguaglianza giuridica e della proprietà privata.
Grande riformatore, Napoleone istituì la Banca di Francia per liberare lo stato dalla dipendenza dai banchieri privati; per favorire la pace sociale amnistiò i fuorusciti monarchici disposti a giurare fedeltà al regime e, per soddisfare le aspettative dei cattolici, stipulò nel 1801 un concordato con la Santa Sede, riconoscendo il cattolicesimo come religione della maggior parte dei francesi.
La politica estera perseguita da Napoleone Bonaparte gli consentì, con la forza delle armi (guerre napoleoniche), di riorganizzare temporaneamente l'Europa centroccidentale in modo conforme agli interessi francesi, introducendo profonde riforme negli assetti istituzionali e sociali dei paesi assoggettati.
Nel 1804 fu incoronato, dal Papa, Imperatore dei francesi, a Parigi, nella Chiesa di Notre Dame e, l'anno dopo, si proclamò Re d'Italia.
Negli anni seguenti una lunga serie di vittorie gli permise di frantumare la terza coalizione, formata da Gran Bretagna, Austria e Russia e nel 1810, preoccupato di lasciare una discendenza, Napoleone sposò Marie Louise d'Austria che gli diede un figlio, Napoleone II.
Nel 1812 Gran Bretagna, Russia e Svezia si allearono ad altre nazioni, dando vita alla quarta coalizione e nel tentativo abbatterla, Napoleone tentò l'invasione della Russia con 600.000 uomini, la "Grande Armata", invasione che si trasformò in una sconfitta che costò la vita di 500.000 uomini.
Le nazioni coalizzate invasero la Francia indifesa, il 4 marzo 1814 Parigi venne occupata dalle truppe nemiche, il il 6 aprile Napoleone è costretto ad abdicare in favore di suo figlio e poi a rinunciare alla totalità dei suoi poteri andando in esilio all'isola d'Elba il 7 luglio dello stesso anno.
Durante il suo esilio, Austriaci, Prussiani, Inglesi e Russi, nel corso del Congresso di Vienna, si divisero quello che fu il Grande Impero di Napoleone Bonaparte che, nel marzo 1815, fuggi dalla prigionia e sbarcò in Francia, riorganizzò un esercito, sognando di riconquistare il potere, ma, dopo "cento giorni", il 18 giugno 1815 lo aspettava la disfatta sui campi di Waterloo .
Confinato nella lontana Isola di Sant'Elena, Napoleone Bonaparte morì a Longwood, sotto la sorveglianza degli inglesi, il 5 Maggio 1821.
Nicole
venerdì 19 giugno 2009
Martin Luther King
Nicole
1° giorno di Grest!
Ieri è stato il mio primo giorno di grest.Giornata un po' confusionaria,ma che divertimento!!Al grest non si fa altro che giocare,ma lì c'è un SOLO obbiettivo da raggiungere:la vittoria.
Ognuno di noi in base a quale gioco sceglierà di fare avrà un punteggio,che successivamente si sommerà a quello della squadra.Le squadre sono quattro,però me ne ricordo solo una:
Clara invece è finita in un altra.All'inizio quando sono arrivato ero un po' spaesato,ma mi sono tranquillizzato quando ho avvistato Giorgio,Giovanni e Luana.Gli organizzatori erano Luigi e Nadia.Luigi parlava un po' troppo e per nominare le squadre c'è stato un MILLENNIO.Ma ciò non significa che non ci ha fatti giocare:come no!Ci siamo divertiti un mondo.Nelle varie stazioni si trovava un gioco diverso dall'altro,e quelli che mi sono piaciuti di più sono stati:bagna l'animatore,soffia la pallina e poi un gioco di calcio.C'era anche il calcetto,però era....Come dire....SCASSATO!Abbiamo giocato comunque.Io e Daniele abbiamo fatto diverse partite,e le ha vinte tutte lui.Poi arriva la pausa,e Giorgio corre al bar a gustare appetitose merendine...!
Dopo si comincia a ballare.Partiamo con il "Buchi-Buchi":mano avanti,mano indietro,mano a zigo zago..."e balliamo il Buchi Buchi con il dito sulla testa"....Proprio questa espressione mi faceva ridere!Le due animatrici poi cantano una filastrocca (da imparare a memoria):"Fai un giro,fai un salto,con il piede e con un altro,fai le ali da gallina e poi giù una scrollatina,metti il braccio sul ginocchio,fai il salto da ranocchio,vai giù col sedere,fai vedere le mani nere....poroporoporoporò!
Infine vengono dichiarate le squadre.
E concludiamo con le preghiere.
QUESTO GREST E' ANCORA TUTTO DA SCOPRIRE!
GiorgioGrest2009
giovedì 18 giugno 2009
Mahatma Ghandi
Gandhi nel 1888, studente a LondraSEGREGAZIONE RAZZIALE Il "potere bianco" (rappresentato da 50.000 coloni contro 400.000 indigeni e oltre 5.000 indiani) viene esercitato con pugno di ferro per contenere il predominio numerico della popolazione di colore. Regna l'apartheid più rigido in ogni luogo. Gandhi stesso prova sulla propria pelle la violenza della segregazione razziale. Mentre viaggia da Durban a Pretoria in un vagone di prima classe viene "sorpreso" dal controllore che lo costringe a scendere perché, anche se munito di regolare biglietto, lui, uomo di colore, non può occupare un luogo riservato ai bianchi. A Johannesburg gli alberghi rifiutano di dargli ospitalità. A Pretoria viene scaraventato giù da un marciapiede, anche questo riservato ai bianchi. Sono ferite profonde che vive anche come umiliazione del suo popolo. Ma questa volta non si arrende fatalisticamente alla realtà come gli è accaduto di fare in India.A sette giorni dal suo arrivo a Pretoria organizza una riunione della comunità indiana, composta quasi esclusivamente da negozianti e uomini d'affari. E superando il suo cronico timore di parlare in pubblico fa un discorso che in sintesi dice così: "Cari amici, se volete uscire da questa situazione umiliante, se volete evitare di essere trattati con disprezzo, è necessario che eliminiate certi difetti, come il modo di trattare le transazioni commerciali in maniera poco corretta, la scarsa pulizia personale, i pregiudizi religiosi e di casta. Ed è importante che impariate l'inglese: per questo sono a vostra disposizione, le lezioni ve le darò io". Detto questo Gandhi va a trattare con la direzione delle ferrovie e con un'abile perorazione strappa la promessa: quando saranno decorosamente vestiti e scrupolosamente puliti, i suoi compatrioti potranno viaggiare in seconda e prima classe. L'episodio segna la nascita del leader. Ma Gandhi non sa ancora di esserlo. Anzi, non ha nessuna intenzione di intraprendere una simile "carriera". E infatti, a dodici mesi dall'arrivo nel Natal, conclusa la sua missione legale, si accinge a ripartire per l'India. BATTAGLIA IN AFRICA Durante la rituale festicciola d'addio esplode la notizia che muterà il corso della vita di questo giovane avvocato così timido, ma estremamente deciso e di appassionata eloquenza quando si tratta di battersi contro la violenza e la prevaricazione dell'uomo sull'uomo. Qualcuno gli mette sotto gli occhi una pagina del "Natal Mercury" dove si legge che il governo ha soppresso tutti i diritti civili della "coloured people". Gandhi rinvia la partenza di un mese: non può abbandonare a loro stessi questi uomini incapaci di difendersi, quasi tutti analfabeti o semi analfabeti. Giorno dopo giorno, lotta dopo lotta, il momento delI'imbarco per l'India si allontanerà di vent'anni. Vent'anni durante i quali, con assoluta fermezza, il leader ormai carismatico perseguirà l'obiettivo dell'uguaglianza sociale e politica. Nel 1894 fonda il "Natal Indian Congress", nel quale raccoglie la comunità indiana per dar forza e unitarietà alle azioni di difesa dalla violazione dei diritti. La battaglia di Gandhi è così serrata da polarizzare sulla sua persona un odio feroce: al punto che un giorno un gruppo di bianchi tenta di linciarlo. Lo salva a malapena l'intervento della moglie di un alto funzionario inglese, che fa scudo con il proprio corpo a quello del leader. Il quale rifiuterà di denunciare gli aggressori, sempre più convinto che l'ahimsâ, sia pur a lungo termine, può sconfiggere la violenza. E' sulla base di questa sua drammatica e lunga esperienza che Gandhi sviluppa il concetto della satyâgraha (forza della verità)."Il principio così chiamato", scrive Gandhi, "sorse prima di avere un nome. In India usavano l'espressione inglese passive resistance, ma il termine era troppo restrittivo. Appariva come l'arma dei deboli, non escludeva con sufficiente chiarezza i concetti di odio e violenza. Era chiaro che gli indiani dovevano coniare una parola nuova per indicare questa cosa nuova. Il seguace della satyâgraha, precisa il Mahatma, disobbedisce alla legge che ritiene ingiusta ma accetta la pena prevista per la violazione. In questo modo collabora con il legislatore mettendo alla prova la sua legge. Poiché lo scopo di questo principio, della satyâgraha, è che lo stesso legislatore, applicando la legge in tutto il suo rigore e fino alle estreme conseguenze, si convinca della sua insostenibilità". PACIFICA RIBELLIONE Gandhi espone questa sua filosofia - che alcuni, in seguito, preferiranno considerare una tattica, in una grande riunione organizzata il 1° settembre 1906 all'Old Empire Theatre di Johannesburg. Pochi giorni prima il governo del Transvaal ha approvato una legge, l'Asiatics Law Amendment Ordinance, nella quale s'impone a tutti gli asiatici residenti nel territorio di avere una carta di identità e di dare le impronte digitali all'autorità di polizia. Da questo provvedimento e da altri simili gli indiani si sentono profondamente umiliati e considerati alla stregua di criminali. Nel comizio di Johannesburg Gandhi propone di rispondere a questo progetto con la satyâgraha.L'adesione è pressoché totale. La maggioranza degli indiani rifiuta di sottoporsi alle disposizioni. E quando vengono multati non pagano, al processo ammettono di aver deliberatamente violato la legge, e si lasciano condurre nell'"albergo di Sua Maestà" - come Gandhi definisce scherzosamente la prigione inglese - senza opporre resistenza. Finisce in galera anche lui per aver disobbedito all'ordine di lasciare il Paese nel giro di poche ore. Al processo chiede per sè una pena maggiore di quella dei compagni, ma gli vengono comminati soltanto due mesi. Il generale Smuts, capo del governo sudafricano, non è molto tranquillo, anche se la grande rivolta sembra domata e le carceri del Transvaal sono piene di indiani che si comportano con stupefacente mitezza.Questa situazione, della quale si parla con particolare interesse in Europa e in mezzo mondo - anche nel vecchio continente si vivono in quel periodo anni di inquietudine sociale, gli operai contestano duramente lo sfruttamento intensivo al quale vengono sottoposti nelle fabbriche - sembra rappresentare la quiete prima della tempesta. Smuts preferisce risolverla prima che la bomba esploda. Tratta con Gandhi e i due protagonisti giungono a un compromesso: il governo casserà l'ordinanza e i satyâgrahi (cioè coloro che resistono all'autorità secondo il principio gandhiano) andranno a farsi schedare spontaneamente. L'ESERCITO INGLESE ATTACCA Ma alla fine dell'operazione gli inglesi non ritirano l'ordinanza. Gli indiani si sentono raggirati e attaccano Gandhi, accusandolo di essersi fatto imbrogliare a causa della sua credulità e della sua ingenuità. Uno di loro, in preda all'ira provocata dalla delusione cocente, lo picchia brutalmente. Il leader rifiuta di denunciarlo: comprende lo stato d'animo dell'aggressore e, giudicando l'aggressione come un fatto umano, rifiuta di denunciarlo proprio in omaggio ai principi della satyâgraha. Naturalmente la battaglia riprende e raggiunge il suo culmine nel Natal, dove si è spostata. Nel 19l2 Gandhi proclama l'hartal, una giornata di astensione dal lavoro nella quale sono compresi anche il digiuno e la preghiera, e organizza una grande marcia di indiani dal Natal al Transvaal.E' la risposta a nuovi provvedimenti illiberali del governo, che ha anche deciso di non considerare legali i matrimoni religiosi celebrati secondo il rito hindu. Contro i dimostranti viene scatenato l'esercito, le carceri si riempiono nuovamente di satyâgrahi, Gandhi viene condannato a quindici mesi. Ma alla fine, sotto la pressione dell'opinione pubblica internazionale, nel 1914 il governo decide di eliminare parte delle vecchie leggi discriminatorie, di riconoscere ai nuovi immigrati la parità dei diritti e la validità dei matrimoni religiosi. Anche il Mahatma viene liberato e nella grande schiera dei propri ammiratori trova persino il generale Smuts, che diventerà suo amico. Poco dopo, è il 1915, Gandhi rientra in patria. Una patria nella quale serpeggiano già da tempo fermenti di ribellione. A questo punto, perché lo sviluppo degli avvenimenti sia più chiaro, è necessario un flash-back sulla storia dell'India. "Prima dell'avvento degli inglesi", scrive lo storico Giorgio Borsa in un suo saggio, "non esisteva in India la proprietà privata della terra. La collettività del villaggio godeva del possesso stabile del suolo che coltivava; aveva invece la proprietà dei suoi frutti, dedotta una parte, variante da un quarto alla metà, che spettava al sovrano regnante sul territorio. L'unico rapporto fra questi e il villaggio era rappresentato dai zamindari, attraverso i quali il re riscuoteva le tasse. LA CULTURA INDIANA Per il resto il villaggio, oltreché mantenersi, si amministrava da sé e spesso, anche, si difendeva da sé. "Insieme al villaggio autosufficiente gli altri due cardini della società indiana tradizionale erano la casta e la famiglia patriarcale. Il sistema castale ebbe probabilmente origine dalla divisione tra vinti e vincitori all'epoca dell'invasione ariana (1.500 a.C.: ndr.). Successivamente ricevette una sanzione religiosa. Le quattro caste originarie e cioè: sacerdoti o brahamani, guerrieri, commercianti, contadini e servi, oggi sono diventate più di duemila e dividono la società hindu in altrettanti compartimenti stagni. La famiglia patriarcale è l'unità morale ed economica di base... Regimi e imperi sono sorti e sono crollati, ondate successive di invasori greci, persiani, turchi, afgani, mongoli, si sono abbattute sull'India senza veramente incidere sulle strutture della società indiana ma finendo con l'essere da questa riassorbiti".Soltanto l'inizio del dominio inglese riesce a sconvolgere questa solida struttura la quale proprio per il fatto di essere così composita, ha dato vita a una cultura estremamente complessa, ricca di sfumature, di fantasia, che nel corso dei secoli, sull'onda della creatività orientale, ha raggiunto livelli sempre più raffinati. Il processo di colonizzazione determinato dalla Compagnia britannica delle Indie è brutale, I'India viene piegata agli interessi commerciali dell'Inghilterra che in quel momento - siamo alla metà del Settecento - è protagonista della rivoluzione industriale e perciò alla ricerca di nuovi mercati, di nuovi fondi di materia prima, di manodopera sottopagata, di risorse agricole. L'operazione dura fino al 1813 e in questi anni viene posta la base dell'impero inglese con una politica di conquiste territoriali, portate a termine dalla Compagnia delle Indie che si è organizzata anche in struttura politico-militare. Nel 1813 il governo del territorio indiano viene sottratto alla Compagnia e avocato alla Corona. Comincia una nuova politica di acculturazione e amministrazione. Vengono fatte molte riforme positive: si vieta l'uso che impone alle vedove di farsi bruciare sulla pira dove viene cremato il marito, la posizione della donna viene maggiormente garantita. COLONIZZAZIONE BRUTALE Inoltre pene severissime sono previste per i sacrifici umani in onore della dea Khali, si costruiscono ferrovie, ospedali, scuole, linee telegrafiche. Ma la nuova legislazione agraria, simile all'europea, dà il grande colpo alla società indiana. Il contadino, il quale ha ora la proprietà della terra e non più - come prima - quel possesso che gli garantiva la non confiscabilità e l'impossibilità di venderla, si vede esposto al sequestro nel momento in cui, a causa di uno scarso o mancato raccolto, non è in grado di pagare le tasse (nella precedente organizzazione all'insolvente toccava la prigione, la fustigazione, nei casi peggiori la tortura o la schiavitù, ma la terra sulla quale si era stabilito era per legge intoccabile, restava sempre a lui).II fatale iter di questa riforma è il progressivo trasferimento dei fondi dai contadini, costretti a vendere per varie ragioni, agli affaristi e agli usurai della città. Entra in crisi anche l'artigianato, soprattutto quello tessile, battuto dall'importazione dei prodotti che escono dalle veloci macchine dell'industria britannica. Decine di milioni di indiani passano dalla precedente sicurezza, sia pure di basso livello, alla fame, alla totale incertezza e all'angoscia del mutamento imprevedibile. Paradossalmente la ribellione a questo progressivo disfacimento matura proprio nel grande numero di scuole che i britannici hanno organizzato nel Paese e dove, oltre all'obbligatoria lingua inglese, vengono insegnati i concetti fondamentali della filosofia politica illuminista e liberale, oltre alla storia europea del XVIII e XIX secolo che esalta la nazionalità, l'autogoverno, I'autodecisione, il supremo valore della libertà. Sotto l'involontaria spinta di questa acculturazione gli indiani, soprattutto quelli educati all'europea, cominciano lentamente a organizzarsi. E nel dicembre del 1885 nasce il Congresso nazionale indiano che raccoglie tutte le forze dell'India, laiche o religiose che siano, per parlare a nome dell'intera Nazione. Non è tuttavia un organismo rivoluzionario, ma uno strumento di mediazione e come tale inutile ai fini della riconquista della libertà, dell'identità nazionale. GENERALE BUGIARDO Quando Gandhi ritorna in India il Congresso ha concluso ben poco. Anzi, è stato spesso ingannato dagli inglesi, che hanno fatto concessioni in apparenza positive ma sostanzialmente illusorie, poiché agli indiani non viene riconosciuta alcuna decisionalità politica. Nel 1917 - la Gran Bretagna è coinvolta nella prima guerra mondiale - il governo inglese, ricorrendo alla mediazione del segretario di Stato per l'India, sir Edwin Montagu, prende l'impegno di favorire il graduale sviluppo delle istituzioni autonome, allo scopo di realizzare progressivamente un governo responsabile di un'India facente parte dell'impero britannico. Questa promessa è rivolta a ottenere l'arruolamento degli indiani nell'esercito britannico, che in quel momento sta affrontando in Europa le forze austrogermaniche. Gandhi stesso, che vede nel progetto Montagu la possibilità di avviare un processo evolutivo verso la totale indipendenza senza scontri, violenti o non violenti che siano, fa una grande marcia a piedi nella campagna del suo Paese per esortare i contadini a militare sotto le bandiere di Sua Maestà Britannica.Nel 1919 il progetto Montagu vede la luce, ma risulta essere il classico topolino partorito dalla montagna. L'India si ritrova con due Camere che hanno diritto di critica e di elaborare iniziative, ma che dal punto di vista politico non possono esercitare alcun controllo. Non solo: al governatore inglese resta il pieno diritto di far uso dei poteri d'emergenza anche se non ha ottenuto l'assenso delle Camere. Il Congresso indiano si spacca in una minoranza liberale e in una maggioranza estremista. Ad aggravare la situazione si aggiunge una decisione contraddittoria del governo inglese che, con un successivo progetto di legge, il Rowlatt Bill, conferma le speciali procedure giudiziarie per i delitti politici e le misure eccezionali di difesa interna messe in atto durante la guerra in Europa. Gandhi, pur fortemente offeso da questo voltafaccia degli inglesi, tenta di avviare una trattativa con il vicerè ma tutto è inutile. Dà allora il via alla campagna satyâgraha con un manifesto che compare il 20 febbraio 1919. FUCILATE SULLA FOLLA Chi aderisce all'azione s'impegna, quando le leggi contestate saranno entrate in vigore, "a disobbedire a queste e a quante altre leggi venga deciso di disubbidire da un apposito Comitato, astenendosi tuttavia da ogni violenza contro persone o cose". Viene fissato un grande hartal per il 30 marzo, che poi subisce un rinvio al 6 aprile. A Delhi la notizia del rinvio non arriva in tempo e la manifestazione si svolge il 30. C'è una folla enorme. Ma l'immenso corteo non è autorizzato per quel giorno e la polizia inglese spara nel mucchio. Gandhi viene arrestato; questo aggrava la situazione ed eccita gli animi. Nel Punjab il clima si fa rovente e alcuni inglesi vengono uccisi. Il comandante della piazza vieta ogni raduno, ma quando cinquemila persone si riuniscono in assemblea, il generale Dyer ordina ai suoi soldati di aprire il fuoco senza preavviso. I feriti sono un migliaio, i morti quasi quattrocento. Gandhi dà ordine di sospendere la satyâgraha.Questa non ha senso, afferma con coraggio, se vengono commesse violenze da parte degli indiani. E le violenze prendono corpo anche fra hindu e musulmani, fra hindu e indiani cristiani a causa delle posizioni diverse nel quadro della lotta d'indipendenza e nel tentativo di conquistare una posizione di maggior potere sugli altri. Il 1°febbraio del l922 Gandhi, che ormai è il Mahatma, il capo carismatico e venerato del popolo indiano in lotta per la libertà, lancia una nuova satyâgraha. Contemporaneamente a questa decisione invia una lettera al viceré: il messaggio è definitivo e chiaro, o l'autonomia entro il l5 febbraio o l'India la prenderà con le proprie mani mettendosi fuori dalla giurisdizione dell'impero. Il 4 febbraio accade un episodio atroce. Una folla infuriata brucia vivi nella città di Chauri-Chaura dieci poliziotti. Gandhi, d'accordo con il Congresso, sospende nuovamente la satyâgraha e fa una pubblica dichiarazione sul giornale "Young India". "Nessuna provocazione può giustificare la brutale uccisione di uomini impotenti e alla mercé della folla quando l'India proclama di essere non violenta e di voler ascendere al trono della libertà attraverso la non violenza". Dopo questa dichiarazione Gandhi decide di sottoporsi a cinque giorni di digiuno. LA MARCIA DEL SALE Qualche giorno dopo viene arrestato e condannato a due anni di carcere per aver provocato disordini contro il governo di Sua Maestà. "In prigione -dirà - sono felice come un uccellino". Poi riprende la lotta. Nel 1930 un'altra grande battaglia: la campagna di disobbedienza contro la tassa sul sale, la più iniqua perché colpisce soprattutto le classi povere. Seguito da una folla silenziosa ma decisa, il mattino del 12 marzo 1930 Gandhi raggiunge la riva del mare e lì, facendo evaporare pazientemente un certo quantitativo d'acqua, fabbrica qualche grammo di sale.Dalla folla si leva un ritmico applauso nel quale si confondono orgoglio, gioia e commozione. Dopo questo episodio la campagna si allarga: boicottaggio ai tessuti provenienti dall'estero, isolamento dei funzionari governativi ai quali i commercianti rifiutano la merce. Gli inglesi reagiscono duramente. Arrestano Gandhi e sua moglie. In carcere finiscono anche altre cinquantamila persone. Una successiva decisione del governo britannico di tentare la normalizzazione dei rapporti su una base più vicina agli interessi indiani - un prezzo da pagare per non perdere questa ricca colonia - riporta in libertà Gandhi. Poco dopo il Mahatma prende parte alla seconda conferenza di Londra (la prima era fallita poiché mancava la presenza determinante dei delegati del Congresso indiano) con la quale il governo inglese tenta di gettare le fondamenta di una costruzione che garantisca i diritti dell'India e nello stesso tempo protegga gli interessi britannici in loco.E' I'agosto del 1931. Gandhi rappresenta il Congresso ma ne porta avanti le istanze subordinandole al grande disegno unitario per il quale si è sempre battuto. Nel corso della discussione, alla quale partecipano i principi indiani e i rappresentanti delle varie comunità, compresa la forte Lega musulmana, viene raggiunto un accordo che abbozza il quadro costituzionale a grandi linee: una federazione unica, della quale fanno parte l'India britannica e i principati indiani, controllata da un'assemblea federale; le province dell'India britannica sono entità autonome, governate democraticamente.
Nel 1939 in visita ad un carcereDIVISI DALLE RELIGIONI Ma il problema diventa arduo quando si affronta la questione delle minoranze. Musulmani e hindu sono su posizioni opposte. Nella Conferenza generale musulmana del gennaio 1929 era stato fissato un punto fermo, irrinunciabile: nessun consenso a una carta costituzionale che non avesse garantito il 33 per cento dei seggi in seno all'Assemblea legislativa centrale. Analoga posizione hanno gli "intoccabili" che, come i musulmani, esigono l'elettorato separato e una quota di seggi. Soprattutto quest'ultima richiesta provoca la durissima reazione di Gandhi, che nell'assurda pretesa vede la conferma ufficiale di una spaventosa ingiustizia sociale. "I sikh possono restare tali in perpetuo, così pure i musulmani e gli europei. Ma possono gli intoccabili restare in eterno intoccabili? Vorrei piuttosto vedere l'induismo morire che l'intoccabilità sopravvivere. Perciò tengo a dichiarare qui, con tutta solennità, che se dovessi essere l'unico a resistere lo farei a costo della vita". E le ultime parole del Mahatma sono ancora segnate dall'irriducibilità: "Siamo giunti al bivio dove le nostre vie divergono". La conferenza viene aggiornata. Gandhi deve rientrare in India dove si susseguono sommosse popolari e il terrorismo diventa sempre più diffuso. VIA DIFFICILE ALLA LIBERTA' La crisi economica mondiale, partita dal crollo di Wall Street nel l929, si abbatte anche sul Paese che viene percorso dai rivoluzionari, figliati dall'Unione sovietica, i quali incitano alla ribellione i contadini in miseria. Una terza conferenza è altrettanto travagliata. Resta drammaticamente aperta la questione dei musulmani e degli intoccabili. Nel 1932 Gandhi inizia un digiuno: afferma che si lascerà morire di fame se non verrà abolita dalla Costituzione la norma degli elettorati separati. Dopo quattro giorni è quasi morente. La notizia turba tutta I'India e i rappresentanti delle comunità minoritarie si radunano e unitariamente decidono di rinunciare alle pretese di separazione. L'India avrà così la sua Costituzione. Non priva di difetti anche notevoli, ma ripulita dalle iniquità odiate da Gandhi. Certo la via della libertà sarà ancora lunga, ma questo è il primo significativo successo. II Mahatma dovrà fare molti altri digiuni, ma alla fine la vittoria sarà sua.
Sono passati 5 anni!
Micol
mercoledì 17 giugno 2009
Igor' Fëdorovič Stravinskij
Daniele
martedì 16 giugno 2009
La recita
Ci siamo impegnati tutti e tutti abbiamo dato ottimi risultati:
1-Le coreografie sono state eseguite senza un solo errore
2-I fumetti sono stati interpretati bene ( anche se qualche papera c'è stata )
3-La canzone è piaciuta a tutti ( tanto che ho visto mia mamma che cantava )
4-I genitori erano entusiasti!!!!!!!!!!!!
Arrivata a casa ho fatto vedere il DVD a i miei fratelli e si sono divertiti pure loro.
Beh , che dire la recita migliore che le nostre maestre potessero ideare ed è a loro che dobbiamo
dire grazie per il nostro successo , ma non solo è a loro che dobbiamo dire grazie per quello che
abbiamo imparato in questi cinque anni.Io le rivedrò quando potrò l'anno prossimo alle medie,
ma non tutti avranno quest' occasione.
Un enorme grazie a tutte le maestre e i maestri che ci hanno assistito in questo cinquennio
scolastico e che ci hanno insegnato il gioco di squadra.
VI VOGLIO BENE!!!!!!!!!!!!!
Luana
lunedì 15 giugno 2009
Confederations Cup:Sudafrica-Iraq a reti inviolate,GRANDE Spagna
All'Ellis Park di Johannesburg,davanti a 60mila spettatori (assente Nelson Mandela),Sudafrica e Iraq chiudono a reti inviolate il match inaugurale dell'ottava edizione della Confederations Cup.Prima dell'inizio della partita,diretta dall'uruguaiano Larrionda,il presidente sudafricano Zuma,con al fianco il numero 1 della Fifa Blatter,ha presentato commosso il torneo,antipasto del Mondiale che il Paese ospitera' nel 2010.I "Bafana Bafana" di Joel Santana,dunque,non vanno oltre lo 0-0 nel match contro l'Iraq guidato dal giramondo Bora Milutinovic,campione d'Asia 2007.Sudafrica sceso in campo con Fanteni e Parker a formare la coppia d'attacco,supportata da un robusto centrocampo.In panchina la "stella" Pienaar dell'Everton,assente per motivi disciplinari l'attaccante McCarthy.Iraq con l'unica punta Hemad.Gara vivace sin dai primi minuti:Al 4' gran tiro di Karrer neutralizzato dal portiere sudafricano.Gran tiro di Sibaya al 14' con palla deviata dal portiere iracheno in angolo.Gara avara di occasioni da rete e prima del riposo (31') punizione dalla distanza di Nashat senza fortuna.Nella ripresa,al 4',conclusione ravvicinata di Parker bloccata dal portiere iracheno,al 23' destro al volo di Modise fuori dallo specchio della porta avversaria ed al 28' il colpo di testa di Fanteni sfiora la traversa.Al 33'occasione Sudafrica:il neoentrato Mashego si trova a tu per tu con l'estremo difensore avversario ma manca la conclusione vincente.Un minuto dopo Kashi nega ancora la rete ai sudafricani bloccando il tiro di Parker.A 7'dal termine colpo di testa di Dikgacoi ma sulla linea bianca si trova il compagno di squadra Parker che respinge involontariamente la sfera.
Se nella prima gara della Confederations Cup,giocatasi ieri pomeriggio tra Sudafrica e Iraq,il contatore delle reti era rimasto a zero,nella seconda partita della manifestazione,Nuova Zelanda –Spagna è occorso il pallottoliere,la partita è infatti terminata 0-5 per gli spagnoli,trascinati da un Fernando Torres in forma smagliante…La goleada spagnola inizia al
GiorgioFootball2009
domenica 14 giugno 2009
Fine della scuola...o forse no???
Quindi non pensate che solo perchè non ci vedremo (spesso,sicuramente ci saranno feste e mangieremo una pizza insieme)in estate non ci vedremo mai più dato che una fine in realtà è solo un nuovo inizio.
DarkFlare
PS:scusate,sono troppo legato al mio soprannome e non rinuncerei mai ad usarlo.